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L’ Età moderna

Il Quattrocento, particolarmente nella seconda metà, fu un secolo di pace e stabilità con il miglioramento delle condizioni economiche, il dissodamento delle terre incolte, la sistemazione delle strade, la costruzione di case, castelli e rocche, fra cui quella più celebre, la rocca di Briona.

Una vigna novarese del Seicento

Le colline erano coperte di vigneti, come testimonia il celebre storico Paolo Giovio che, a inizio Cinquecento, scriveva: «…i colli piantati d’alberi e di viti, con una perpetua schiera arrivano da Novara al Sesia…», narrando gli scontri fra Francesi e Spagnoli, dove perse la vita il celebre Baiardo, il “cavaliere senza macchia e senza paura”.
Nel frattempo numerose famiglie nobili novaresi e milanesi acquistavano campi e vigne, attirate dalla grande richiesta di vino, particolarmente della Vespolina, assai ambita perché gradita dalla corte dei Visconti e degli Sforza, che ne ordinavano grandi quantitativi per le mense ducali.

Altro estimatore dei vini del territorio fu, all’inizio del Cinquecento, il cardinale Mercurino Arborio di Gattinara (1465-1530), potentissimo Gran Cancelliere dell’imperatore Carlo V, marchese di Gattinara e di Romagnano, conte di Valenza e di Sartirana, signore di Borgomanero, Ghemme, Carpignano e Biandrate, che li fece conoscere in Europa.

Botti in un affresco del XVI secolo

Nella Lombardia spagnola fu il Governatore di Milano a rifornirsi del vino delle Colline Novaresi, che faceva arrivare in grandi quantità nelle cantine di quello che è oggi il Palazzo reale. Accanto a lui la nobiltà milanese, ma anche le osterie principali della città, facevano a gara per offrire ad ospiti ed amici il vino novarese, considerato il migliore dello stato.

Le due sponde della Sesia nel 1700

 

Quando Maria Teresa d’Asburgo-Este, figlia dell’Arciduca d’Austria Ferdinando, sposò il 25 aprile 1789 Vittorio Emanuele, duca d’Aosta e futuro re d’Italia, in una Novara in festa, ormai pienamente inserita nel Regno di Sardegna, fu ancora con il vino delle nostre colline che si brindò al fausto avvenimento.


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